I Tratturi, le grandi “autostrade verdi” del passato, sopravvissute in parte fino ai nostri giorni, indicano il percorso attraverso il quale i pastori si spostavano con i propri animali in autunno verso le pianure più calde della Puglia, ed in primavera verso le montagne più fresche di Abruzzo e Molise, sfruttando così l’abbondanza stagionale dei pascoli nei due territori. Ogni pista era dunque il risultato del calpestio degli armenti e la larghezza misurava 111 metri.
In totale questa enorme rete viaria comprendeva ben 14 Tratturi, 70 Tratturelli, 14 Bracci e 9 posizioni di riposo. I Tratturelli ed i Bracci erano tratturi di minore grandezza e servivano da collegamento tra le arterie principali.
I più importanti erano il Celano-Foggia, di circa 200 chilometri, il Castel di Sangro – Lucera, di 127 chilometri, ed il Pescasseroli – Candela, di 211 chilometri.
In definitiva queste linee conduttrici seguivano e sfruttavano la naturale orografia del territorio molisano; divennero delle importanti vie di comunicazione, e non è un caso che molti dei principali comuni molisani, come ad esempio Campobasso, Bojano e Isernia, sorgano proprio lungo i tratturi. C’erano inoltre, come lungo le nostre moderne vie di comunicazione, delle vere e proprie “stazioni di servizio” per uomini e animali; ai bordi proliferavano infatti opifici, taverne e chiese, che garantivano ai pastori tutte le varie necessità.
Nel 1997 è stato istituito dalla Regione Molise il Parco dei Tratturi, al fine di salvaguardare un tale patrimonio naturale, storico e culturale.
Nei pressi di Pescolanciano, in Provincia di Isernia, all’uscita nord del paese, è possibile percorrere il Castel di Sangro-Lucera in tutta la sua maestosità, ancora integro nei suoi 111,6 metri di ampiezza. Uno spettacolo unico al mondo, a portata di mano, attraverso il quale immergersi per un istante nella storia del Molise e della Transumanza.
Uno degli itinerari consigliati è quello che dal comune di Pescolanciano porta a Carovilli; si percorrono all’incirca 8 chilometri, passando sul tratturo Castel Di Sangro-Lucera e ricongiungendosi al tratturello di San Domenico, via di collegamento con il tratturo Celano-Foggia. Nel primo tratto il tratturo è ancora integro e ben visibile; nel tratto intermedio la vegetazione ha preso il sopravvento sull’originale estensione; la chiesetta di San Domenico rappresentava un luogo di sosta dei pastori durante la transumanza.
Il tratturo Celano-Foggia è il tratturo più lungo che attraversa il Molise. Per oltre 80 chilometri si srotola attraverso l’agro di 16 paesi nella provincia di Isernia e in quella di Campobasso. Seguendo le piste verdi, dall’Abruzzo alla Puglia, si incrociano S. Pietro Avellana, Vastogirardi, Carovilli, Agnone, Pietrabbondante, Pescolanciano, Civitanova del Sannio, Bagnoli del Trigno, Salcito, Trivento, Lucito, Morrone del Sannio, Ripabottoni, S. Elia a Pianisi, Bonefro e San Giuliano di Puglia, per un viaggio in cui il tratturo mostra alcuni degli aspetti più tipici, come le ampie vallate o gli attraversamenti di boschi, le foreste MAB (Man And the Biosphere – L’uomo e la biosfera) ed i fiumi Trigno e Biferno.
Per ciò che riguarda i Tratturelli, in ambito molisano, va segnalato sicuramente il Castel del Giudice-Sprondasino-Pescolanciano con i suoi 40 chilometri di lunghezza.
Il tratturello Castel del Giudice – Sprondasino collega due importanti tratturi che attraversano ed interessano il territorio dell’Alto Molise: l’ Ateleta-fiume Biferno, in agro di Castel del Giudice, ed il Celano-Foggia, in agro di Civitanova del Sannio.
Lo sviluppo del tratturello, che ha una larghezza variabile fra i 18 ed i 36 metri, è di circa 30 chilometri interamente percorribili. Il punto di partenza è nei pressi del “Vallone Molinara” di Castel del Giudice a quota 800 metri s.l.m.; seguendo in parallelo il “Vallone” costeggia la sorgente dell’ “acqua zolfa” e arriva, dopo un’aspra ascesa, a Capracotta (quota 1400 metri s.l.m.). Costeggiando la base di monte Campo giunge alle falde del monte San Nicola e da qui, dopo aver intercettato la “Fonte del Duca” e la “Fonte del Romita” (zone di interesse storico-archeologico italico-sannita, in cui è stata ritrovata la famosa Tavola Osca) scende verso l’agro di Agnone incontrando le masserie di Ciccotondo e di Tedeschi, e scendendo ancora fino al Vallon del Cerro, che attraversa a quota 650 metri per risalire fino agli 800 metri di Agnone. Il tratturello lascia il capoluogo altomolisano e si dirige verso Villa Canale dopo aver costeggiato le mura megalitiche-italiche nella zona di San Lorenzo. Dalla “Fonte Minaldo” entra poi nell’agro di Poggio Sannita dalla sua porta principale, la contrada “Fascianella”, a quota 735 metri. Si snoda per oltre dieci chilometri seguendo il crinale che va dal Colle Sant’Elia al Colle del Sorbo, scendendo poi a valle dalla contrada Mucchi fino al torrente Verrino, e quindi al fiume Trigno a quota 350 metri s.l.m.; infine termina il suo percorso innestandosi sul Regio Tratturo Celano-Foggia, in località “Terra Vecchia” di Bagnoli del Trigno.
La caratteristica principale del tratturello Castel del Giudice-Sprondasino nel tratto che interessa le campagne poggesi è l’elevata ed intensa panoramicità che si evidenzia percorrendolo: ad Est la vallata del Trigno fino a Trivento; ad Ovest la vallata del Verrino, che risale fino a Capracotta.